Quali le considerazioni per chi vuole lasciare il proprio Paese?

     Andarsene: un pensiero di molti e per molti motivi.

     Trasferirsi all’estero definitivamente, non è cosa né facile né tantomeno immediatamente realizzabile: è un’attività che deve essere attentamente pianificata e soprattutto necessita valutarne la sostenibilità nel lungo periodo.

     Se qualche tempo fa la principale ragione che spingeva un italiano a trasferirsi all’estero erano motivi legati alla tassazione ora sento da più parti che è la necessità di liberarsi di una cappa oppressiva di continua emergenza, che in realtà non si avverte nei Paesi extra Europei anche se a guida statunitense.

     Sfatiamo subito un pregiudizio: il trasferimento all’estero non è nemmeno lontanamente equiparabile ad una lunga vacanza in un resort: vivere per anni in un altro paese significa spostare il proprio corpo assieme alla testa in un’altra area del pianeta per vivere una quotidianità totalmente diversa da quella vissuta fino al giorno prima:

  • – Professionalità e organizzazione del lavoro (che alle volte può voler dire: “sono un idraulico ma procurami tu gli attrezzi”),
  • – modo di concepire il tempo (che significa: oggi hai fatto 8 ore di fila e lo sportello della banca ha chiuso? Beh, ripresentati domani),
  • – qualità dei materiali a disposizione (per dire: in edilizia da un semplice “fischer” al cemento per l’intonaco dimentichiamoci la qualità italiana)

     Sono aspetti che possono rendere impossibile la vita di chi è particolarmente nervoso.

 

 

“Diverse saranno anche le considerazioni da fare nei differenti casi in cui chi si trasferisce all’estero intenda trasferirvi anche la residenza fiscale, divenendo soggetto d’imposta esclusivamente nello stato di destinazione chiudendo i rapporti con l’Italia.”

     Diverse saranno, allora, le valutazioni da fare da parte di chi intenda trasferirsi all’estero a seconda

  • Dell’età: se in pensione, prossimo alla pensione o in età lavorativa
  • Se in età lavorativa, a seconda del lavoro che svolge: se lavori ad esempio presso un’impresa che dia la possibilità lavorare presso una dipendenza estera;
  • Se lavoratore autonomo: a seconda di cosa sia capace di fare e come e se ciò che sa fare sia un’attività richiesta nel luogo di destinazione
  • Se abbia famiglia e se intenda trasferirsi con tutti i famigliari
    • Di conseguenza se ha figli in età scolare
    • Nondimeno se sia in salute o no.

     Diverse saranno anche le considerazioni da fare nei differenti casi in cui chi si trasferisce all’estero intenda trasferirvi anche la residenza fiscale, divenendo soggetto d’imposta esclusivamente nello stato di destinazione chiudendo i rapporti con l’Italia.

     In questo caso, il trasferimento estero di una persona fisica, perché possa avere anche valenza fiscale, richiede l’abbandono di tutti gli interessi in Italia: reddituali, patrimoniali, finanziari, / ed anche affettivi che, /tradotto, /significa non lasciare “pezzi” del proprio nucleo familiare in Italia.

     Insomma, per utilizzare il linguaggio dell’Agenzia delle Entrate, il trasferimento all’estero per essere valido dal punto di vista fiscale deve comportare “il totale dissolvimento del centro dei propri interessi vitali in Italia”.

 

“Peraltro, su questo tema va anche verificata la disponibilità delle assicurazioni sanitarie del Paese di destinazione ad offrire copertura sanitaria laddove vi fossero delle patologie pregresse.”

     Avendo chiaro questo aspetto ed essendo disposti a realizzarlo, necessita anche sapere che il trasferimento di residenza all’estero e la conseguente iscrizione all’AIRE, Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, comporta l’immediata cancellazione dal sistema sanitario italiano, quindi la cessazione della gratuità delle prestazioni mediche di base, della riduzione del costo dei medicinali tramite il sistema di pagamento del ticket, della gratuità o del pagamento del solo ticket sulle prestazioni diagnostiche e specialistiche.

     Peraltro, su questo tema va anche verificata la disponibilità delle assicurazioni sanitarie del Paese di destinazione ad offrire copertura sanitaria laddove vi fossero delle patologie pregresse.

     Inoltre va valutato se il Paese di destinazione preveda un sistema di welfare sociale, e nel caso non lo prevedesse sarà necessario essere ben coscienti del fatto che necessiterà procurarsi delle rendite sufficienti e durature.

In ogni caso quale sia la tipologia di trasferimento, vi sono degli aspetti di cui tenere conto che si possono acquisire e valutare unicamente attraverso un periodo di almeno sei mesi di permanenza fisica nel Paese di destinazione

     Non entro nel merito dell’area lavoratori autonomi e imprenditori osservando unicamente che i primi probabilmente avranno degli impedimenti dettati dalle strutture nazionali che, pur riempiendosi la bocca di internazionalizzazione di fatto poi  impediscono loro di svolgere l’attività al di fuori del distretto di appartenenza; i secondi che dovranno dismettere l’impresa; e, tutti, dovranno fare i conti con il proprio ente di previdenza per verificare se il mix tra contributi versati e anzianità realizzi un percorso contributivo minimo che consenta la perezione di una prestazione pensionistica futura, o si trovino nella diversa condizione di non avere alcuna controprestazione dalla contribuzione versata.

     Questi sono solo alcuni degli aspetti che chi intenda trasferirsi definitivamente all’estero necessita che analizzi.

     Tuttavia è ben possibile trasferirsi anche mantenendo in un primo momento la fiscalità in Italia per poi decidere in un secondo momento se, quando e come emigrare definitivamente.

     In ogni caso quale sia la tipologia di trasferimento, vi sono degli aspetti di cui tenere conto che si possono acquisire e valutare unicamente attraverso un periodo di almeno sei mesi di permanenza fisica nel Paese di destinazione, specialmente se extra-europeo, al fine di ottenere tutte le informazioni necessarie ad adottare una decisione consapevole. E non mi riferisco alle informazioni burocratiche, acquisibili mediante servizi a pagamento disponibili sia in Italia che all’estero, ma a quelle ambientali che comprendono: sopportabilità del clima, usanze della popolazione, istruzione per i figli, igiene, lingua, cibo, reddito e costo della vita, sicurezza, mezzi di trasporto, qualità dei servizi sanitari e, non per ultimo, flessibilità dei servizi finanziari.

     Con chi fosse seriamente interessato ad affrontare un cambiamento di tale portata posso approfondire le considerazioni ritagliando la consulenza sulle esigenze particolari di ciascuno

per valutare se effettivamente sussistano i presupposti che portino ad iniziare un percorso di  trasferimento all’estero entro margini di relativa sicurezza.

     Lo faremo in sessioni di consulenza individuale o tramite Meet o nel metaverso di META utilizzando la piattaforma WorkRoom.

     Per avviare il contatto, compilate il format di richiesta contatto.

Grazie.

Alessandro Moschini.